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al testo di Alessandro Porri
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Batte come martello su incudine segna elevato il tempo che vizza, incalza e corre dietro ai quarti tace rispettoso solo della notte.
Svetta nella piazza 3 Novembre fiero celebra il Tricolore di Trento osa lì marchiando da centinaia di stagioni patendo sempre un poco in ritardo.
Da presso tremi, rispetti magnificenza e storia e proprio ora un terremoto, ma Lui immobile. Sembra ridere guardando tutto da lassù ci schernisce, siamo essere fugaci al suo cospetto.
Voglio cogliere come campanile o torre voglio godere della sua vista smonto l’indugio e vado, sono dentro come un quadro di Escher
Giro su me stesso infinite volte, arrivo in alto ad accogliermi il vento. L’affaccio timoroso fa tremare le gambe A trentaquattro metri il mondo è diverso.
Pensavo di afferrare tutto da quassù, credevo si schiarissero gli incerti. Il lago sfavilla di luce obliqua sembra tutto stranamente trattenuto.
Non riesco a comprendere nulla sembra un formicaio disordinato traiettorie incomprensibili tutto attorno vento, irreale silenzio.
Le voci i rumori non arrivano tacciono gioie dolori urla e sorrisi una foto scolorita e immobile un paesaggio seducente e piatto.
Un verso di campana mi eleva dall’ipnosi e tutto si fa chiaro. Per comprendere l’uomo devi scendere e sporcarti le mani.
Devi impastare sangue e miele ruggine ed oro. Il campanile centenario Maestro, ha insegnato ancora.
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